mercoledì 28 maggio 2014

Recensione - Una ragione per amare

Cari Lettori,
ecco la recensione del giorno!

UNA RAGIONE PER AMARE

REBECCA DONOVAN
NEWTON COMPTON
9,90 €
412 PAGINE
ED. RILEGATA
(#1 Breath)



Trama

(dalla copertina)

Emma Thomas è una studentessa modello e un'atleta prodigio. Ma è una ragazza taciturna e solitaria: non frequenta nessuno tranne la sua amica Sara, non va alle feste, non esce e non ha un fidanzato. E si copre bene per nascondere i lividi, per paura che qualcuno possa indovinare quello che succede tra le pareti domestiche. Mentre gli altri ragazzi della sua età si divertono spensieratamente, Emma conta in segreto i giorni che mancano al diploma, quando finalmente sarà libera di andare via di casa. Ma ecco che all'improvviso, senza averlo cercato o atteso, Emma incontra l'amore. Un amore intenso e travolgente che entra prepotentemente nella sua vita. E adesso nascondere il suo segreto non sarà più così facile.



Commento Personale

Finalmente dopo mesi e mesi di recensioni cumulate oggi sono qui a scrivere un'opinione stile vecchi tempi, impostata nello stile classico del blog e che, lo confesso, mi erano mancate! Per l'occasione ho scelto un romanzo particolare che so essere conosciuto da molte persone e che, per così dire, cavalca l'onda dell'attuale successo del genere new adult. Un romanzo che ho letto con interesse e curiosità e che, seppur in maniera negativa, non ha mancato di suscitarmi parecchie riflessioni. Il libro in questione è un successo self nato in America che, come sempre più di recente accade, ha varcato i confini del web e dell'Atlantico per approdare anche da noi, gentilmente concessosi dalla Newton Compton. Una ragione per amare, in originale Reason to breath, pareva, almeno dalle premesse, essere un capolavoro; in rete i commenti positivi si sprecavano e le recensioni con voti sopra le quattro stelline non si contavano nemmeno, per non parlare poi dei commenti entusiasti delle lettrici, che con atti di fangirling estremo, tessevano le lodi dell'opera prima di Rebecca Donovan. La domanda, dunque, sorge spontanea: abbiamo letto lo stesso libro?
Come avrete - immagino - prontamente intuito dalle stelline, il romanzo dell'autrice americana a me non è piaciuto. Onestamente non l'ho trovato ne migliore ne peggiore dei molti new adult che girano in questo momento sui nostri scaffali. Una storia che, tutto sommato, non mi ha suscitato emozioni né in positivo ma nemmeno in negativo, piena di cliché piuttosto banali, prevedibile nella maggior parte dei casi e per di più stilisticamente scritta male. 
E dire che le premesse sembravano appunto ottime, facendo presagire un romance solido e ben strutturato. Purtroppo la realtà dei fatti è stata completamente diversa, il libro della Donovan ha molti difetti alcuni davvero troppo evidenti per poterci chiudere gli occhi sopra.
Partendo dall'inizio, la vicenda di per sé ha parecchie lacune, falle e contraddizioni che un minimo di lettura poco meno che superficiale svela facilmente. Un esempio su tutti è quello in cui la protagonista, che praticamente vive da reclusa nella casa degli zii dove ha addirittura il tempo contato per fare la doccia e non possiede un cellulare, possiede invece un bellissimo e scintillante iPod. 
Ma al di là di questi difetti, tutto sommato "passabili" e di minor importanza, la maggiore lacuna del romanzo è lo stile con cui è scritto. Descrizioni su descrizioni di tutto lo scibile umano che però non descrivono effettivamente nulla e hanno avuto come solo effetto quello di allungare il brodo e di avermi annoiato a morte. Non è infatti descrivendo la cornicetta della tappezzeria dell'ultima stanza della casa che si è effettivamente descritto la stanza in questione! 
Altro elemento che non ho apprezzato affatto è stata, invece, la mancanza di descrizioni  dei momenti più importanti del romanzo cioè di quei passaggi che hanno determinato svolte narrative importanti per i personaggi e la vicenda stessa. Un esempio calzante può essere la scena, raccontata dall'amica della protagonista e tramite flash back, del presunto tradimento di Evan, il protagonista maschile, durante un falò in spiaggia. Questa scena segue la reazione della protagonista la quale, avendo ovviamente frainteso la situazione, agisce di conseguenza. La scelta stilistica di mettere la spiegazione dopo il fatto, dunque, ha il duplice effetto di far sembrare la protagonista un schizzata da rinchiudere perché agisce senza spiegare le sue azioni, e di togliere al lettore (o per lo meno a me) il piacere di gustarsi una scena carica emotivamente che avrebbe certamente donato verve al romanzo in questione. 
Soprassiedo ora, parlandone più avanti, per quello che riguarda i dialoghi davvero da sit-com e la caratterizzazione dei personaggi, che ho trovato davvero molto manchevole. Purtroppo, per quanto riguarda questi ultimi, devo aggiungere che non solo non mi sono piaciuti ma, cosa ancora più importante, non sono riuscita a entrare in sintonia con nessuno di loro.
Infine, vorrei spendere le ultime righe di questa recensione per la conclusione del romanzo che ho trovato davvero troppo affrettata e bisognosa di maggior contorno, a dispetto invece della maggior parte del libro a cui non avrebbe fatto male una bella snellita. E' anche vero che il finale è stata, forse, la parte che maggiormente ho apprezzato del libro: in modi a me sconosciuti è riuscito infatti ad riaccendere un minimo di interessa per la storia di Emma ed Evan.
Per terminare, dunque, non so ancora se leggerò altro dell'autrice; purtroppo Una ragione per amare non è stato il libro che speravo che fosse e così non ho molta voglia di leggere altro dell'autrice, almeno non ora. Ho sperato con tutta me stessa che la storia decollasse e mi facesse sospirare, ma alla fine nessuna della mie speranze si è davvero concretizzata. Ormai comincio seriamente a dubitare del fatto che il na sia davvero il genere per me.  
O forse non ho ancora trovato il libro giusto?
Continuerò a cercare, ma nel mentre mi affido a voi: consigliatemi un bel romanzo d'amore! :)

Coinvolgimento

Inizialmente alto, più che altro dato dalla novità e dalle aspettative piuttosto alte che nutrivo, senza contare l'entusiasmo che circondava il romanzo e che un po' mi aveva contagiato. Ma dalla fine del primo capitolo in poi è stato un continuo peggiorare. Sul finire del libro, ammetto, di aver saltato frasi e descrizioni del tutto inutili per riuscire a finire di leggerlo, dato che l'istinto mi intimava di abbandonarlo senza rimorsi. Purtroppo la poca originalità, i cliché nello svolgimento della storia e lo stile manchevole non hanno favorito un mio pieno coinvolgimento. E' vero ci sono stati dei momenti in  cui ha pensato a un "risollevamento" generale della storia, ma purtroppo non sono stati che sprazzi passeggeri. 3/5

Stile

E' stato davvero difficile per me seguire le scelte narrative dell'autrice. La storia è raccontata è raccontata in prima persona della protagonista Emma, ma i punti veramente fondamentali per la vicenda, come già sottolineato in precedenza, sono affidati alle parole di altri personaggi, togliendo così, senza ombra di dubbio, spessore e pathos alla vicenda. I dialoghi li ho trovati davvero imbarazzanti e mal gestiti, al limite del leggibile.  La narrazione mi è risultata essere davvero lenta e pesante in alcuni punti, mentre in altri, in cui avrei voluto avere maggior dettagli, l'autrice ha sorvolato malamente. E poi tante, troppe, descrizioni che o hanno allungato il brodo o alla fine della fiera non sono risultate utili a nulla: dettagli buttati lì, giusto per riempire le pagine ma che poi non sono stati in grado di caratterizzare adeguatamente i personaggi, ad esempio. Quattrocento e più pagine di tortura, posso dirlo senza offendere nessuno? 1/5

Personaggi

Forse uno dei punti più manchevoli dell'intero romanzo. Nessuno mi è veramente piaciuto a parte a tratti Evan e Carol! Emma l'ho trovata molto infantile, incoerente e...stupida, si può dire?! Agisce senza pensare, un minuto prima dice una cosa e un minuto dopo l'esatto contrario, spalleggiata dall'amica Sara che se è possibile è ancora più tonta. In alcuni punti mi sono davvero cadute le braccia per le sue domande del tipo "cosa vorrà mai farmi un ragazzo ubriaco a una festa in cui tutti sono accoppiati tra di loro stile polpo allo scoglio?" Ma secondo te?! 
In realtà potrei ancora capire che, dato che ha alle spalle ha avuto un passato travagliato e non ha mai fatto molte esperienze, la sua ingenuità sia una diretta conseguenza della vita impostale dagli zii, però in questo caso l'autrice avrebbe dovuto sottolinearlo e portare il problema sotto i riflettori; così, invece, contribuisce solo dare l'idea di una babbiona! 
Per quanto riguarda Evan mi è piaciuto a tratti, ripeto, però mi aspettavo decisamente di più: praticamente quasi mai è riuscito a muovermi un sentimento che sia stato uno, o un guizzo di vivacità, né mi ha provocato sospiri come invece speravo: come protagonista maschile di un romance l'ho trovato, tutto sommato, alquanto insignificante.
Al di là di questo comunque devo dire che ho trovato, in generale, poca cura nei personaggi, nessun approfondimento caratteriale o psicologico e una gestione totalmente errata della loro evoluzione all'interno del romanzo. 2/5

Vicenda

Come ho già detto, ho trovato l'intreccio caratterizzato da punte di potenziale, ma gestita in maniera del tutto errata: clichè già visiti, situazioni già lette e scorrimento prevedibile. Inoltre ho trovato minimizzati o comunque non trattati con il dovuto approfondimento i temi importanti a cui il romanzo fa riferimento, primo fra tutti la violenza domestica. Peccato davvero perché si sarebbe potuto ottenere qualcosa di più profondo. 2/5

(Cover: Per una volta tanto la cover italiana la trovo migliore di quella originale, forse un po' banale, ma comunque più bella. 4/5)



Consigliato? Onestamente no, non mi sentirei di consigliarlo. E' anche vero che la mia opinione non è legge e che alla maggioranza dei lettori il libro è piaciuto. Probabilmente le cultrici del genere sapranno apprezzarlo meglio di quanto non abbia fatto io.


Giudizio: 2/5



lunedì 26 maggio 2014

It's Monday! What are you reading?


Buon Lunedì miei cari Lettori! Eccoci giunti a un altro appuntamento con la rubrica settimanale It's Monday! What are you reading? Una rubrica settimanale creata dal blog Book Journey in cui vi parlerò delle mie letture attuali e di quelle della settimana appena trascorsa, nonché ovviamente di quelle previste. Se anche voi volete partecipare, vi basterà lasciare un commento qui sotto con le vostre letture.

Si, lo so, l'altra settimana ho saltato la puntata! Mea culpa! Però a mia discolpa posso dire che è stata davvero una settimana ricca di impegni e faticosa. Mi perdonate? :D
Dunque, per questa nuova puntata vi devo un po' aggiornare. Ho finito di leggere Inferno di Dan Brown e, udite udite, la recensione è già disponibile!! (la trovate qualche post più in basso). Terminate le rocambolesche avventure del prof. Langdon avevo perciò decisamente bisogno di qualcosa di totalmente diverso e quindi, pescando dalla pila di libri acquistati al SalTo, mi sono lasciata tentare da Una ragione per amare di Rebecca Donovan. Il romanzo della Donovan, stella nascente del self e che in America ha riscosso consensi praticamente da chiunque, mi ha però lasciata parecchio interdetta. Forse le mie aspettative erano troppo alte, ma davvero dalle critiche lette in giro mi aspettavo decisamente di più. Anche qui in Italia mi pare di aver capito che ha riscosso parecchio successo; voi lo avete letto? Cosa ne pensate a riguardo? Presto arriverà anche la mia recensione.
Infine, dopo aver chiuso il libro di Rebecca Donovan, ho nuovamente attinto alla pila di libri freschi di acquisti, cambiando di nuovo genere e buttandomi su qualcosa che non avevo mai letto prima: la satira. A volte ritorno di John Nieven sembra promettere risate e riflessioni a ogni pagina e i primi capitoli non mi hanno affatto delusa. Vedremo!


E questo è tutto, per questa settimana! Fatemi sapere cosa ne pensate delle mie letture, se anche voi le avete affrontate e come le avete trovate. Ma sopratutto fatemi sapere cosa state leggendo di bello!


martedì 20 maggio 2014

Due recensioni di metà Maggio

Buondì cari Lettori,
oggi nuovo appuntamento con le recensioni cumulate delle letture che ho affrontato nell'ultimo periodo. Come sempre spero che possiate trovare interessanti i miei pensieri e, mi raccomando, non dimenticate di farmi sapere cosa ne pensate o se avete letto qualcuno di questi libri!


Il primo libro di cui vi parlo è la conclusione di una delle trilogia ya maggiormente apprezzate di questi ultimi tempi, uscita dalla penna e dalla mente di Marie Lu e approdata anche in Italia grazie alla Piemme Freeway:  ovviamente sto parlando della serie di Legend di cui Champion è per l'appunto il capitolo conclusivo (qui da noi però è purtroppo ancora inedito).
Se scorrete a ritroso le recensioni o se avete una memoria formidabile, troverete che i precedenti due libri mi erano piaciuti moltissimo, sopratutto Prodigy era stata una lettura davvero unica e perfetta, con un ritmo incalzante e denso di avvenimenti ben calibrati all'interno della vicenda, per non parlare del finale e dell'incredibile cliffhanger che chiudeva il libro: una vera genialata, si può dire? 
Champion, in confronto, parte decisamente in sordina, con una prima metà molto più lenta e meno ritmata rispetto al suo predecessore e che in più ripresenta scene e situazioni già lette e viste nel corso della serie. La musica cambia decisamente però nella seconda metà, dove finalmente troviamo un po' più di azione, sentimenti e dramma. Ebbene sì, se vi sembra strano preparatevi perché  il dramma è una costante in Champion, che fin dalle prime pagine vi accompagnerà per poi culminare sul finale in cui si sprecheranno montagne di Kleenex, garantito! Ammetto che la seconda parte ha di parecchio risollevato le sorti del libro, ma non posso comunque non tenere conto di alcuni elementi che non mi sono proprio piaciuti. Un esempio per tutti sono i personaggi secondari, cattivi e non, che qui ho trovato davvero mal tratteggiati e molto stereotipati. Non li ho amati affatto né li ho percepiti come ben integrati all'interno della vicenda. Mi sono sembrate simpatiche macchiette, imprevisti sulla strada dei protagonisti che bisognava assolutamente mettere per dovere di narrazione (per quanto riguarda gli antagonisti), ma che non sono mai stati mai più di questo. Insomma i villain sono ben altro e tutti gli altri perdono decisamente lo smalto che li contraddistingueva in passato.
Si salvano però fortunatamente da tutto questo June e Day!! Loro mi sono piaciuti e sopratutto ho trovato che sono stati mantenuti abbastanza coerenti con i libri precedenti, senza troppi sconvolgimenti o stravolgimenti vari, che ultimamente sembrano essere una costante nei finali di serie. Certo, qualche parte drammatica particolarmente marcata ed enfatizzata, forse un po' troppo, c'è ma assolutamente nulla di insostenibile a mio parere e sopratutto nulla in confronto alla mal gestione dei personaggi secondari.
Per finire vorrei poi spendere due parole sul finale che è qualcosa che ancora non ho metabolizzato, lo confesso. Avevo sentito critiche positive in giro, ma onestamente sono rimasta piuttosto interdetta. A mia discolpa posso dire che non amo particolarmente i finali aperti, e questo non fa eccezione: pieno di speranza e di bei sentimenti, certo, ma accidenti! dieci anni sono sempre dieci anni! Le aspettative sono buone e il finale è naturalmente un happy ending pieno di buoni propositi per il futuro dei due protagonisti, ma per me è davvero troppo aperto nonostante tutto. Ammetto che questa conclusione così dolce amara non me la sarei mai aspettata, neppure nei miei sogni più fantasiosi.
In conclusione comunque ho trovato Champion una buona conclusione di saga. A mio parere si sarebbe potuto fare un pizzico di più su determinati fronti, ma questo non pregiudica né i punti di forza del romanzo che comunque ci sono, né la godibilità di una buona trama tutto sommato ben intrecciata. Di certo leggerò altro dell' autrice.

Coinvolgimento: 4/5
Stile: 5/5
Personaggi: 3/5
Vicenda: 4/5

Giudizio: 4/5



Il secondo romanzo di cui vi parlo invece è di un genere completamente diverso e di un autore capace di scatenare critiche ed apprezzamenti in ugual misura. Naturalmente parlo di di Dan Brown e della sua ultima fatica Inferno, che è stata anche una delle mie ultime letture. Personalmente, come accennavo qualche post fa, Dan Brown è un autore che a piccole dosi (il che equivale a un suo romanzo ogni due/tre anni circa) mi soddisfa a pieno. Intendiamoci, lo trovo molto cinematografico e visivo, esagerato e sopra le righe in parecchi punti e con uno stile piuttosto discutibile, ma per un'evasione di tanto in tanto è più che perfetto. Inferno naturalmente non fa eccezione e, come i libri precedenti dedicati alle avventure del professore Robert Langdon, provetto storico e simbolista di fama mondiale, assomiglia molto più a un copione cinematografico che a un romanzo vero e proprio, nonostante vada detto che in questo caso particolare è evidente lo sforzo dell'autore nel cercare di evitare dinamiche già lette e già presentate in passato. 
Inferno è senz'altro un romanzo molto dinamico, ricco di colpi di scena (più o meno intuibili) e piuttosto imprevedibile per la maggior parte della sua lunghezza. Ha i suoi difetti intrinseci naturalmente: dialoghi e descrizioni che lasciano un po' a desiderare, approfondimenti e caratterizzazioni dei personaggi piuttosto labili e un fondo di esagerazione che, davvero, in certi punti credo riesca a far storcere il naso anche ai lettori più fantasiosi. Ma tutto funziona, almeno per me. Avendo rispettato le dosi autoimposte mi sono infatti potuta godere il libro di Brown, sopratutto per le tematiche morali affrontate e l'originalità della mescolanza tra Dante e scienza che lo contraddistinguono.
E in generale posso dunque dire che sì, l'ultimo lavoro dell'autore mi è piaciuto, mi ha intrattenuto e distratta, catapultandomi nel suo mondo iperbolico che però mi ha conquistato. Ho apprezzato il tentativo di uscire dagli schemi, di introdurre novità persino sul finale e di regalare al lettore qualcosa di nuovo ma che contemporaneamente mantenesse un tratto inconfondibile dello stile di Dan Brown. Non sarà il miglior romanzo mai letto quest'anno e non sarà neppure un libro ricoperto di lodi e premi, ma è stata sicuramente una valida lettura e una conferma del fatto che sì, nonostante tutto, a me Dan Brown piace! :)

Coinvolgimento: 5/5
Stile: 3/5
Personaggi: 3/5
Vicenda: 5/5

Giudizio: 4/5




lunedì 12 maggio 2014

It's Monday! What are you reading?


Buon Lunedì miei cari Lettori, eccoci giunti a un altro appuntamento con la rubrica settimanale It's Monday! What are you reading? Una rubrica settimanale creata dal blog Book Journey in cui vi parlerò delle mie letture attuali e di quelle della settimana appena trascorsa, nonché ovviamente di quelle previste. Se anche voi volete partecipare, vi basterà lasciare un commento qui sotto con le vostre letture.

Ed eccoci giunti a un altro lunedì, uno dei giorni che odio di più all'interno della settimana! u.u Fortuna che c'è It's monday! a rallegrarmi! 
Dunque, l'ultima puntata ci siamo lasciati con me alle prese con Champion ultimo capitolo della trilogia Legend. La settimana scorsa è stata davvero un'impresa tenere un libro aperto visto che tra tempo libero inesistente, cambi di letture in corso d'opera e il Salone il tempo dedicato alla lettura mi è scivolato tra le dita!! Sono comunque riuscita a finire di leggere il libro di Marie Lu che mi ha regalato palpitazioni fortissime sopratutto sul finale, dove per un attimo ho realmente temuto che bissasse Allegiant della Roth! Nonostante tutto comunque la conclusione di questa trilogia mi lasciato un po' di amaro in bocca: non posso parlare di delusione vera e propria ovviamente, ma nemmeno di happy ending alla massima potenza. E la cosa mi ha spiazziate, ammetto. Ve ne parlerò - o almeno cercherò di farlo - meglio nella recensione, per ora mi limito a dire che l'autrice mi ha stupito, anche se non ho ancora capito se in bene o in male.
Finito Champion ho avuto un momento di indecisione durante il quale ho iniziato un romanzo che ho poi momentaneamente accantonato per la mia attuale lettura: Inferno di Dan Brown. Non so che rapporto abbiate voi con questo scrittore ma personalmente, sebbene lo trovi sotto certi aspetti un po' troppo esagerato e "fantasioso", ogni tanto mi piace  proprio leggermi uno dei suoi romanzi (senza esagerare eh!). Inferno, uscito quasi un anno fa se non ricordo male, è il quarto volume dedicato alla serie di Robert Langdon. Per ora sono circa a un quarto e devo dire che non mi dispiace affatto! :)


E questo è tutto, per questa settimana! Fatemi sapere cosa ne pensate delle mie letture, se anche voi le avete affrontate e come le avete trovate. Ma sopratutto fatemi sapere cosa state leggendo di bello!

martedì 6 maggio 2014

Salone Internazionale del Libro di Torino 2014



Buondì miei Cari Lettori,
questo veloce post per segnalarvi che anche quest'anno, con molto piacere, andrò al Salone del libro di Torino. Sarò presente in fiera nella giornata di sabato 10 Maggio per la gioia incontenibile del mio portafoglio e per quella della dolce metà, che molto spontaneamente mi accompagnerà. *risata malefica*
Anche questa volta non sono riuscita a organizzare nulla di particolarmente creativo come segno di riconoscimento, anche se sarò dotata di cartellino di riconoscimento!!! :D (vedi foto)
Come sempre ci tenevo a segnalarvi la mia presenza al Salone perché mi piacerebbe davvero un mondo riuscire a incontrarvi anche solo per scambiarci solo un saluto! Per chi volesse possiamo organizzarci e incontrarci da qualche parte (scrivetemi nei commenti o mandatemi una mail a mornadrummond@yahoo.it), altrimenti sarò sicuramente presente all'incontro con Robert Harris che si terrà nella sala Azzurra alle ore 15.30...se passate di lì, fatemi un cenno ;)


E nulla, mi sembra di aver detto tutto.
Vi lascio ancora il link al programma del Salone QUI se ancora non non l'avete sfogliato e il link all'incontro con Harris con i dettagli per raggiungere la sala QUI.

Spero di incontrarvi!!

Quattro recensioni di inizio Maggio

Buondì cari Lettori,
oggi nuovo appuntamento con le recensioni cumulate delle letture che ho affrontato nell'ultimo periodo. Come sempre spero che possiate trovare interessanti i miei pensieri e, mi raccomando, non dimenticate di farmi sapere cosa ne pensate o se avete letto qualcuno di questi libri!




Il primo libro di cui vi parlo è un romanzo che volevo leggere da una vita ma che, per un motivo o per un altro, non ho mai avuto modo di affrontare. Finalmente, dopo continui rimandi e rinvii, l'occasione mi si è presentata con gli sconti Mondadori del 25%, a cui ovviamente ho prontamente partecipato! (avevate qualche dubbio a proposito!?)
I ponti di Madison County è uno di quei libri che, sulla sottoscritta, ha da sempre esercitato un fascino tutto particolare; un attrazione magnetica che nemmeno la visione del film che ne è stato tratto, e che io ho visto prima della lettura (e ho apprezzato profondamente perché trovo che abbia colto a pieno lo spirito del romanzo, nonostante le inevitabili differenze) è riuscita a spezzare . La lettura del libro di Waller ammetto quindi che un po' mi spaventava; sopratutto la lunghezza di appena centotrenta pagine avevo paure potesse sminuire la potenza e l'intensità dei sentimenti che dal film trasparivano così vividamente, merito anche dei bravissimi attori, e che sono stati il motivo principale che mi ha sempre spinta verso del libro. 
Invece mi sono dovuta ricredere praticamente su tutto e di questo non posso che esserne  molto felice. Il romanzo ha la stessa veemenza e concentrazione della trasposizione cinematografica e le centotrenta pagine sono sorprendentemente perfette e giuste per raccontare la passione e per sottolineare la drammaticità di un amore sbocciato e sfiorito in appena quattro giorni.
De I ponti di Madison County ho amato molti aspetti; è un libro che inaspettatamente è riuscito a insinuarsi sotto pelle e a trasmettermi vibrazioni particolarissime, ma in particolare ho amato la poeticità dello stile dell'autore che con poche ma efficacissime frasi riusciva a delineare una scena o una situazione. E contrapposto a ciò ho amato la violenza delle immagini descritte che, letteralmente, durante la lettura avevo stampate davanti agli occhi: il caldo soffocante, il soverchiante frinire delle cicale e la polvere alzata dai pickup di passaggio sulla strada.  
Ottimi anche i personaggi che ho trovato davvero unici e perfettamente ben delineati, combattuti e drammatici, innamorati e passionali.
In conclusione, quindi, scene piene di sentimento e di intensità ma che non cadono mai nel banale, e musicalità nello stile sono ciò che maggiormente ho apprezzato di più nel romanzo, che assolutamente mi sento di consigliare a chiunque, dai cultori del genere romance a chi cerca una storia d'amore intensa per trascorrere un pomeriggio: I ponti di Madison County sono sicura che riuscirà a strapparvi un sospiro anche a voi!

Coinvolgimento 5/5
Stile 5/5
Personaggi 5/5
Vicenda 5/5

Giudizio: 5/5



Il secondo romanzo di cui vi parlo appartiene invece a un genere completamente diverso: parliamo infatti di thriller. Non nasconderò le altissime aspettative che avevo a proposito di Susan a faccia in giù nella neve della pluriacclamata Carol O'Connell. Stiamo parlando di un romanzo piuttosto datato (1999) ma che ha riscosso un buon successo di pubblico e su Goodreads vanta voti davvero considerevoli per il genere al quale appartiene.
Ebbene, personalmente mi aspettavo un thriller adrenalinico, capace di inchiodarmi alla pagina, denso di rivelazioni e colpi di scena che, in un susseguirsi sempre più serrato di emozioni, arrivasse infine allo sconvolgente finale. Niente di più lontano dalla realtà. Mi spiace davvero ammetterlo perché, come forse avrete capito, credevo davvero nel libro della O'Connell e volevo davvero con tutta me stessa che mi piacesse, ma devo ammettere che Susan a faccia in giù nella neve è stata una mezza delusione. 
Riassumendo potrei dire che il principale difetto del libro è il ritmo del tutto inesistente, che per un thriller è praticamente tutto. La storia di fondo (non originalissima, questo è da sottolineare) sarebbe comunque risultata godibile se non fosse stato per le pagine e pagine del tutto accessorie che - posso dirlo? - mi hanno annoiata fin quasi a meditare più volte di abbandonare il libro. Solo la promessa dello sconvolgente finale mi ha tenuta aggrappata alla lettura.
La vicenda è stata trascinata attraverso un numero infinito di passaggi che potevano benissimo essere evitati a mio modesto parere, per concentrarsi invece solo su ciò di veramente interessante ai fini della storia. Lo stile piuttosto corposo e descrittivo dell'autrice, e la scelta stilistica di numerosi pov, non hanno poi certamente contribuito a snellire il tutto. La O'Connell getta in pasto al lettore dettagli su dettagli, anche di piani temporali differenti, ingarbugliando e strutturando la storia ma, al momento di tirare i fili di tutto, non riesce a imprimere incisività alla vicenda. E lo stesso discorso vale per i personaggi, che purtroppo rimangono piatti e piuttosto distaccati dal lettore, nonostante gli spunti di caratterizzazione - anche interessanti, ma purtroppo poco sfruttati - che l'autrice attribuisce ai protagonisti. Per i secondari invece non c'è gioco: piatti e molto accessori. Non mi sono piaciuti. 
E il finale? direte voi. Certo, il finale risolleva un poco le sorti del libro. Ma di sconvolgente c'è davvero poco, solo il giusto per inserire il romanzo della categoria del thriller. Personalmente ho letto thriller migliori negli anni passati. Sarà  che io sono cresciuta (letterariamente parlando) a pane e libri di Donato Carrisi, che le rivelazioni da mascella cascante ne mette una ogni due pagine, ma per quanto mi riguarda un buon thriller deve farti correre un brivido lungo la schiena e stamparti le pagine nel cervello. Se non lo fa allora è (forse) solo un buon libro. E questo è esattamente quello che penso di Susan a faccia in già nella neve: un buon libro, ma un thriller mediocre.

Coinvolgimento: 2/5
Stile: 3/5
Personaggi: 3/5
Vicenda: 3/5

Giudizio: 2.75/5



Il terzo romanzo di cui vi parlo è invece è uno ya di successo, apprezzato da moltissimi lettori e facente parte di una trilogia ormai conclusasi anche in Italia (strano ma vero!). Sto parlando di Chaos, secondo libro della Delirium trilogy,uscito dalla penna e dalla mente di Lauren Oliver. 
Tralasciando i motivi che hanno spinto l'editore a cambiare il titolo, che onestamente non ho compreso (e non so se mai riuscirò a farlo!), Chaos si è rivelato essere un buon proseguimento di serie e, a buon ragione, posso quindi accludermi nelle schiere di fan della trilogia. Ok, forse non tra i più infervorati, ma sicuramente tra quelli che l'hanno letto e che gli è piaciuto discretamente. Il mio interesse per la Oliver, infatti, fin dai tempi di Delirium che pure ho letto con curiosità e interesse, non è mai stato di quelli da strapparsi tutti i capelli o da countdown impaziente per l'uscita di un nuovo romanzo; i suoi libri non hanno mai scavato voragini nel mio cuoricino di lettrice, lasciandomi inerme per giorni e giorni dopo la fine della lettura. Insomma il mio interesse nei suoi confronti è più del tipo "una tranquilla passione", senza picchi di sentimenti o emozioni da cardiopalma. Ma devo comunque sottolineare che la Oliver sa quel che fa, sa cosa vuole dire e come dirlo. Trovo infatti il suo stile estremamente musicale e poetico, capace di scene davvero intense, vivide e bellissime. E questo è uno dei motivi per cui apprezzo moltissimo i suoi libri: leggerli mi procura uno strano senso di benessere, uno staccamento dalla realtà non eccessivo ma sufficiente affinché possa immergermi, per qualche ora, in un altro mondo. Contemporaneamente a ciò va però anche detto che, a volte, questo suo stile impatta in maniera abbastanza corposa sul ritmo, che si perde un poco nel corso della narrazione. Personalmente, inoltre, trovo le sue storie leggermente prevedibili e Chaos è un chiaro esempio di entrambi gli aspetti. Ottimo è stato lo stratagemma dell'alternanza dei capitoli tra presente e passato, che ha dato - scusate il gioco di parole - ritmo al ritmo, smussando in parte il problema, ma per la prevedibilità invece niente da fare: non dico di aver avuto in mente tutto fin dall'inizio ma quasi...non so voi, ma io non ho mai creduto alla morte di Alex, dalla fine del primo al libro e per tutta la durata di questo. 
In conclusione, quindi, posso dire di aver trovato Chaos superiore a Delirium e per diversi aspetti. Ho apprezzato il finale, mi sono piaciuti i personaggi (anche se devo ancora capire che cosa ci trovi Lena in Julian) e la vicenda, che sebbene sottenda alcuni elementi che non mi hanno convinto in pieno in quanto a background, l'ho comunque trovata ben delineata e piena di potenzialità che spero la Oliver colga con il prossimo volume.

Coinvolgimento: 4/5
Stile: 5/5
Personaggi: 5/5
Vicenda: 4/5

Giudizio: 4.5/5



Il quarto e ultimo romanzo di cui vi parlo, invece, è stato anche la mia ultima lettura, un urban fantasy che da tanto (forse troppo) tempo aspettava il suo momento: Il segreto del libro proibito di Karen Marie Moning. Se mi seguite da un po', saprete certamente che l'urbana fantasy misto al paranormale romance è stato stato uno dei generi letterari che mi ha accompagnato per un lungo periodo di tempo in passato e che con piacere ho letto e apprezzato. Da un paio di anni a questa parte, però, avevo cominciato a non provare più certe emozioni che invece in precedenza avevano determinato il successo del genere su di me. Sarà perché ne avevo letti davvero in quantità industriale e che alla lunga si diventa lettori talmente esigenti che raramente si riesce a trovare qualcosa che ci soddisfi a pieno, ma il dato di fatto rimaneva: la lettura dell'urban fantasy non mi entusiasmava più come prima. Trovavo moltissimi romanzi dalle sottotrame pressoché uguali, spesso scritti mediocremente e che non riuscivano più a entusiasmarmi e a prendermi come all'inizio. Perciò ho deciso di darci un taglio, prendermi una pausa di riflessione dal genere e concentrarmi su altro. A malincuore ho persino abbandonato serie, Lords of the underwords, Midnight Breed, Night Huntress solo per citarne alcune, il cui acquisto e lettura non rientravano più tra le mie priorità. 
Potrete quindi capire con quanta diffidenza mi sia avvicinata a questo romanzo, convinta di trovarmi di fronte all'ennesima delusione. Non so se sia stata la mia mancanza completa di aspettative al riguardo o l'effettiva bravura dell'autrice, forse la lontananza dal genere ha determinato un reset completo della mia memoria a riguardo, ma sorprendentemente Il segreto del libro proibito mi è piaciuto e anche parecchio. L'ho trovato coerente, ben strutturato, dinamico, approfondito ma anche ironico nei punti e nei momenti giusti, sensuale e oscuro quanto basta, e con una punta di dramma assolutamente ben gestita. La storia, pur trattando di esseri fatati (dunque nulla di estremamente originale), è riuscita comunque a coinvolgermi regalandomi momenti di vera ilarità mista ad altri nettamente più concentrati e seri. Lo stile della Moning mi è piaciuto molto, l'uso della prima persona è stata una scelta davvero azzeccata sopratutto perché il personaggio di Mac, narratrice della sua stessa vicenda, è davvero unico e frizzante, originale e assolutamente ben delineato. Ho amato particolarmente poi l'utilizzo di anticipazioni che lasciano intravedere un disegno più grande della trama e spero altrettanto ben strutturato di questo primo capitolo. 
Non nego che alcuni stereotipi del genere ci sono, sopratutto per quanto riguarda i personaggi di Barrons e V'lane, ma tutto sommato non mi hanno infastidito e anzi, rispetto ad altri romanzi che ho letto in precedenza, sono piuttosto contenuti. 
In conclusione quindi, la Moning è stata davvero una piacevolissima sorpresa (o riscoperta, parlando del genere), che assolutamente consiglio a tutti se ancora ci fosse qualcuno/a che non l'ha letta....e ora corro a procurarmi i restanti volumi della serie!! :)

Coinvolgimento: 5/5
Stile: 5/5
Personaggi: 5/5
Vicenda: 4/5

Giudizio: 4.75/5


lunedì 5 maggio 2014

It's Monday! What are you reading?



Buon Lunedì miei cari Lettori, eccoci giunti a un altro appuntamento con la rubrica settimanale It's Monday! What are you reading? Una rubrica settimanale creata dal blog Book Journey in cui vi parlerò delle mie letture attuali e di quelle della settimana appena trascorsa, nonché ovviamente di quelle previste. Se anche voi volete partecipare, vi basterà lasciare un commento qui sotto con le vostre letture.

L'ultima puntata ci eravamo lasciati con me alle prese con il primo capitolo della serie Fever di Karen Marie Moning. Come è andata, vi starete chiedendo? E la risposta é: ragazzi, che lettura!!! Bella, bella e inaspettata! Mi è piaciuto moltissimo, forse perché non avevo moltissime aspettative a riguardo, ma sono rimasta davvero colpita dalla storia, dallo stile dell'autrice e be' anche  dai personaggi (Barrons in testa! *-*) 
Perciò sì, sono stata davvero molto felice di aver affrontato questa lettura e mi domando come sia stato possibile aver aspettato così tanto per leggere un libro così entusiasmante! Inutile dirvi che tutti i restanti libri della serie che - correggetemi se sbaglio - dovrebbe essere composta da cinque volumi, sono finiti dritti dritti in wl!
Finito Il segreto del libro proibito mi sono buttata senza troppe esitazioni (evento davvero strano per me che ci metto sempre una vita a scegliere cosa leggere) su Champion di Marie Lu, terzo e ultimo capitolo della trilogia Legend. La serie è approdata anche in Italia, grazie alla Piemme Freeway quest'inverno, ma il terzo libro non è ancora stato tradotto. Non ho seguito particolarmente le vicende della pubblicazione italiana, avendo iniziato a leggere la serie in lingua, ma mi pare di aver intuito che ha riscosso un discreto successo, o sbaglio?


E questo è tutto, per questa settimana! Fatemi sapere cosa ne pensate delle mie letture, se anche voi le avete affrontate e come le avete trovate. Ma sopratutto fatemi sapere cosa state leggendo di bello!